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NOV 18 2016
La relazione tra populismo e social network
Ho già citato il massmediologo Marshall McLuhan nell’articolo Le transazioni dell’ovvio. La sua lezione può tornarci ancora utile per riflettere su quanto sta accadendo a livello globale nelle coscienze delle persone e in relazione all’uso dei mezzi di comunicazione. Partiamo da quello che sta succedendo  a livello socio-economico. Possiamo innanzitutto notare che un concetto è stato, come si dice oggi, “sdoganato” (… parola dal suono orribile …): politici ed economisti ci informano che è ormai certo che la globalizzazione non ha portato maggiore benessere, almeno non alla maggioranza delle persone; anzi, quelli che ne hanno beneficiato sono coloro che già venivano annoverati tra i “ricchi e potenti”. Quindi, qualcuno ha fatto delle promesse farlocche o almeno “incompetenti”. Chi è quel qualcuno? Secondo i più proprio quelli che ne hanno beneficiato. Ma allora siamo alla truffa! Bisogna ribellarsi! Il turlupinato, quello che non conta niente, che si sente non OK, sente montare la rabbia. Come può sfogarsi? Come può dire a tutti i potenti “Io non valgo granché, ma anche tu fai veramente senso!”? Fermiamoci un momento e, prima, analizziamo la relazione tra i due soggetti. La persona che si sente derubata e imbrogliata non può che ritenersi vittima di un persecutore (… si tratta di termini tecnici – si cercherà il loro significato nell’ambito della teoria dell’Analisi Transazionale Integrata). Ma in questo gioco (… altro termine tecnico …) non c’è la possibilità di trovare il terzo personaggio, ovvero il salvatore perché ci sono solo due parti ben caratterizzate: chi subisce e chi sfrutta; manca un super partes, un garante, un conciliatore. Ogni possibilità di transazione regolativa è negata. Chi si provasse a dire “Dai mettiamoci d’accordo, facciamo tutti quanti meglio che nel passato …” verrebbe visto come complice dei potentati (“Ci vogliono imbrogliare ancora!”). Questo è quello che succede quando si dicono bugie alle persone: queste ultime, semplicemente, perdono la fiducia. Rimangono, allora, solo le transazioni simmetriche negative ovvero le reazioni aggressive, i bracci di ferro, gli insulti. Ora, i social sono nati con un’etichetta su cui c’è scritto “Libertà di espressione”. Anche se non conti potrai dire la tua e potrai aggregarti con chi la pensa come te o vive le tue stesse situazioni. L’enorme platea che si è creata con la globalizzazione quindi ha un suo teatro, quasi creato ad hoc: “Nessuno controlli Internet, LA RETE NON HA PADRONI”. Quindi, il mezzo è diventato il messaggio: la rete è il locus dove si critica senza freni, dove ci si sfoga, dove nessuno ci ferma se non siamo politicamente coretti o (… aiuto! …), se non siamo informati. Si può dire tutto: questa è la cifra e il codice. Chi prova a fare altro è come se andasse sulla neve con gli infradito. Alcuni corollari. Il primo: chi è protetto dai ricchi, dai politici, tutti sfruttatori, mentitori, … dall’establishment insomma, riceve quello che sarebbe spettato a me. Quindi è il mio nemico! Parliamo soprattutto di immigrati, evidentemente; ma anche genericamente dell’altro, di quello lontano, di quello che fa la guerra che fa nascere il terrorismo, di quello che prova a rovinarmi la vita … o le mie vacanze! Secondo: si vince con gli slogan: “Potere al popolo questa è la democrazia!” (… vedi come è andata subito dopo la Rivoluzione Francese). A seguire concettualizzazioni povere, fanciullesche, progetti irreali, fantasie sul futuro vendute come certe, come oro colato. E così, chi ha qualche abilità comunicativa, spesso è propria dei comici e dei bulli, ci dice che possiamo stare sereni: perché NOI siamo in grado di valutare e far pesare le nostre opinioni in relazione a qualsiasi tema: sistemi educativi, scelte economiche, etica medica, … fino nel dettaglio: possiamo certamente orientare la prassi anche per l’inseminazione artificiale delle vacche frisone olandesi. Così il derelitto diventa potente, o almeno si illude di esserlo …. Nessun dubbio? Ma stiamo scherzando? Certo che qualcuno sa! Sa, essenzialmente, come raccontare la storia in modo da tirare l’acqua al proprio mulino, il mulino del potere. Non so perché mi torna in mente La fattoria degli animali di orwelliana memoria … sarà per via delle frisone. Terzo: non si può rimanere fuori. Adesso che qualcuno ha detto che chi soffriva “era in ragione” i cancelli si sono aperti: se qualcuno ancora non osava, bene … adesso è legittimato a fare qualsiasi cosa, perfino dall’establishment stesso. Chi non comunicherà sui social sarà travolto da un’onda di livore che si sente OK. Termino con due citazioni. Una è di McLuhan: “Non c’è assolutamente nulla di inevitabile fintanto che c’è la volontà di contemplare ciò che sta accadendo.” L’altra (forse l’ho già usata) di Alessandro Baricco (da un suo testo – spero di ricordare bene, ma il concetto è quello che conta …): “ Ma cosa stiamo aspettando? – Ma che sia troppo tardi milady!”
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