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11 24 2021
Kandinsky: Tonal e Nagual
Nello sciamanesimo tolteco Tonal e Nagual rappresentano due topoi fondamentali per l’appercezione della natura della presenza umana nell’Universo. Semplificando molto potemmo dire che Tonal è la nostra identità, anima e mente compresa, mentre il Nagual è il non essere, ovvero tutto ciò che esiste aldilà di ciò che percepiamo di noi stessi e delle relazioni che intratteniamo con il mondo. Forse possiamo intuire la sua essenza. Forse, attraverso un percorso speciale potremmo essere testimoni della sua esistenza. Ma sarebbe più difficile che comprendere Dio che è Tonal in quanto può essere considerato solo attraverso pensieri, sentimenti, vissuti. Potremmo dire che il Nagual è coscienza pura ed è il principale ingrediente della felicità. Chi tratta della pittura di Kandinsky spesso si concentra su aspetti formali, sul linguaggio basato su forme originarie astratte, descritte nel contesto delle avanguardie russe del primo ‘900 come architettoni. Eppure, osservando con altri occhi l’opera di Kandinsky è impossibile non notare una ridondanza nei contenuti. Nella Piazza Rossa si notano due persone davanti a due spazi distinti, uno più ctonio, l’altro più solare e rassicurante; questi due spezi sono marcati dalla presenza degli uccelli distinti in due stormi separati. Ma questo mondo, composto di energie contrapposte è come sospeso. L’ultimo edificio a destra è sull’orlo di un baratro. Tutto il percepibile, con le sue dicotomie, non è che un’isola galleggiante. Ma dove galleggia? In uno spazio indefinito della coscienza che pure ha una sua presenza. In effetti, pressoché in tutti i quadri dell’autore è rappresentato ciò che è percepibile dalla coscienza e, per questo, definito come una distinzione tra qualcosa che si connota grazie al suo contrario. Ma questo contenuto è appoggiato su uno sfondo, una sorta di vuoto che tuttavia è pittura, opera. Osservando un altro lavoro, il San Giorgio, ci ritroviamo immersi dentro il Tonal: c’è lo sforzo, la lotta dell’uomo per quello che ritiene essere il bene contro ciò che ritiene essere il male. C’è la natura con l’albero “bello e sano” contro quello inquietante, secco simbolo di morte; i due elementi vegetali sono perfettamente simmetrici. Ovviamente c’è la bella e la bestia, la santa e il demonio, con il Donquixote che sceglie la sua guerra ancorché la figura apollinea sembri disinteressarsi della tenzone guardando altrove. Poi c’è la polis, le relazioni umane, il contesto. Ma anche qui vi sono delle linee, curve, soprattutto alla destra della dama che non indicano un orizzonte infinito quanto una bolla delimitata. Cosa ci sarà fuori? Oltre? “Un angusto versus un infinito”; questo un messaggio possibile proveniente dall’ispirazione del russo. Cosa cercare? Innanzitutto, un viaggio oltre il finito, forse un tipo nuovo di consapevolezza e felicità. Per quanto possibile, il Nagual.
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