DIC
15
2016
Bosh, prima del surrealismo
Ho visto ieri il purtroppo deludente documentario sull’opera di Hieronymus Bosch. La delusione deriva dal fatto che, a mio avviso, pochi storici dell’arte, tra quelli che hanno voluto commentare le opere del pittore di ‘s-Hertogenbosch, paiono aver approfondito l’indagine sul loro senso.
Anche la figura del pittore viene definita solo attraverso le informazioni che sono pervenute, trascurando la domanda: “Cosa può pensare e sentire un uomo che dipinge questo?!”
B. viene descritto come un cattolico fervente che ha dedicato la sua opera alla conversione religiosa delle persone, ma le immagini di Cristo o del Divino, sono sempre modeste per dimensione e importanza; questa tipologia di elemento dà la sensazione, quindi, di essere ben poco potente, se non del tutto ininfluente.
Tranne che nell’Ecce homo, dove Gesù è raffigurato come persona viva e dove si rappresenta soprattutto la cattiveria e la superficialità umana annegata in un mare (lo sfondo) di normalità, le altre apparizioni del Redentore sono di flebile presenza rispetto agli altri elementi delle diverse scene. Il San Gerolamo tiene tra le braccia un Crocefisso quasi volesse aggrapparvisi per confermare a se stesso il proprio credo, ma l’immagine, in sé, è poco più di un “santino”. Nella Morte di un avaro il Crocefisso è minuscolo e non si capisce se è da quest’ultimo che emana la luce o se essa, semplicemente, filtri dalla finestra davanti alla quale è posizionato. Nello stesso dipinto, non c’è paragone con la presenza del demonio plasticamente ritratto nell’atto del tentare.
E che dire del Gesù bambino che gioca che per muoversi ha necessità dell’ausilio del girello? Quale umana “svalutazione”!
Non credo che B. fosse un cattolico senza dubbi: pare anzi fosse sua intenzione sottendere che la regola cui aderire per essere un buon cristiano in realtà scompaia dalla scena per lasciare il posto al caos assoluto, un caos nemico perché mai compreso.
Si può inoltre sostenere che, come per l’
Inferno di August Strindberg, ogni opera possa proporre, sia un attribuzione di un determinato significato sia il suo contrario. Se uno sguardo critico volesse sostenere che B. abbia voluto far capire quanto potente sia il demonio e quanto irrilevante sia l’importanza di Dio e di Gesù farebbe ben poca fatica a difendere le proprie tesi.
Alla fine, gli elementi e i personaggi, forieri di significati diversi creano un contesto inestricabile e univocamente incomprensibile: il vero, profondo senso è l’assenza di senso e il conseguente sgomento.
Sembra che B. ci dica “La natura, la realtà, non è quello che guardiamo ogni giorno; ci siamo abituati a vederne solo una parte,
scartando gli aspetti, gli oggetti,
più inquietanti, quelli che ci fanno paura e, per questo, ora siamo incapaci di vivere se non in una dimensione di inconsapevolezza”. Ad esempio, nel Giardino delle Delizie, la fontana dovrebbe essere bella e rasserenante; invece è inquietante come il bacello che generava replicanti di esseri umani nel film
L’invasione degli ulracorpi (
Invasion of the Body Snatchers).
Ciò che è stato tralasciato è l’inconscio, l’irrazionale, tutto ciò che abbiamo spinto e confinato nei meandri più profondi del nostro io e che abbiamo sognato potesse non riemergere mai. Ma quello che pensiamo non può non esistere e prima o poi ricompare: il peccato che forse non è tale, la punizione eterna e cruenta, la perdita di ogni dignità umana, riemergono cavati fuori o grazie a fori praticati, schiacciamenti, torture.
Perfino delle persone si deve diffidare: osservando attentamente, nel tempo, i loro volti, ognuno può vederle variamente trasfigurate dalla vita in immagini meravigliose o terrificanti.
Le altre figure, soprattutto quelle più inquietanti, spesso guardano con acutezza interrogativa l’osservatore; non c’è aiuto dai personaggi sacri che sembrano tutti compresi nel loro “da fare” (ma avulsi dalla realtà umana). I demoni sono vivissimi e attivi; i peccatori inconsapevoli (ma spesso allegri, quando non vengono puniti).
A “cosa serve”
meditare davanti ad un’opera di B.? Credo si possa andare alla radice del sé incontrando durante il percorso ogni terrore, ogni oggetto mai compreso in un viaggio verso la consapevolezza assoluta.